12.11.2002
TESSILE: Carpi gioca la carta flessibilità
dati di fine anno confermano la difficoltà della maglieria mentre l'abbigliamento innovativo e di griffe cresce a doppia cifra
La riorganizzazione aziendale e la tecnologia consentono di evadere ordini importanti in venti giorni
Il polo tessile-abbigliamento modenese (e quello carpigiano in particolare, che da solo vale la metà di un settore che in provincia a fine 2001 faceva registrare poco meno di 4mila imprese rispetto alle 4.700 del 1995, 18.369 addetti contro gli olÂtre 22mila di sei anni fa) chiuÂde il 2002 in frenata ma affila le armi per affrontare in maÂniera adeguata i mercati dei prossimi anni.
E la ricetta per uscire dalla crisi è duplice: più flessibilità e servizio, continua innovaÂzione. Perchà© è evidente che Carpi la concorrenza sul prezÂzo al prodotto cinese o del Magreb, non riuscirà mai a farla.
I dati strutturali, in effetti, destano non poca preoccupaÂzione. Il fatturato del distretÂto tessile di Carpi - che per il 70% lavora in subfornitura - in dodici anni è sceso da 1,17 miliardi (dato 1990) a 950 milioni (-19%) nel 2001 mentre le imprese hanno fatÂto addirittura peggio con una flessione vicina al 30% e 1.614 unità produttive rimaÂste attive rispetto alle 2.258 del ` 90 e alle 2.000 del 1996. Crollati, ovviamente, anche gli addetti passati dai 14mila del 1990` ai 9.081 del 2001. E per il 2002, pur mancando dati complessivi sull`andamento del fatturato, le proieÂzioni non sono positive speÂcie se si riflette sulla flessioÂne dell`export maglieria che, secondo i dati della Camera di commercio di Modena, nel primo semestre del 2002 ha superato il 5%; mentre reagiÂrebbe meglio alla crisi il settoÂre dell`abbigliamento con una rimonta di oltre l`11 per cento. La realtà è che se imo a.qualche anno fa il distretto lavorava con un portafoglio ordini di due-tre mesi, ora si viaggia al ritmo di 20-30 giorni e per reggere in un mercaÂto simile occorre rivedere l`organizzazione precedente.
«Sicuramente - spiega Marco Marchi, neo responsaÂbile della sezione tessile-abbigliamento di Assindustria Modena e alla guida di LiuÂJo - la strada è in salita anche perchà© si tratta di riveÂdere una politica che ha priviÂlegiato la produzione senza un adeguato sostegno di marÂchio. Carpi si sta riadattando e sta investendo anche su macchine che consentono lavorazioni integrali con il filo che entra ed esce la maglia finita. Stiamo investendo perÂchà© solo con l`innovazione possiamo contrastare la conÂcorrenza dei Paesi a basso coÂsto del lavoro. Del resto Car pi a fine Ottocento faceva cappelli di paglia, negli anni Settanta moda tradizionale poi si è inventata il prontomoÂda e ora deve continuare a crescere. Magari puntando suÂgli ecotessuti, che da qui a breve potrebbero diventare un grande business». Certo, però, le imprese chiedono un mercato trasparente. «Sà¬, perÂchà© davvero faccio fatica -attacca Marchi - a credere che sia possibile mettere in vendita al pubblico a 5 euro maglie regolarmente importaÂte dalla Cina».
E oltre al prodotto, Carpi pensa con sempre più deterÂminazione ai servizi quali laÂconsegna in tempi rapidissiÂmi. Naturalmente senza scorÂdare che il made. in Italy è un valore da difendere per cui la risposta delocalizzazione non può che essere limitata alla a di prodotto più bassa.
un mercato cosଠdifficile e nevrotico, che obbliga a proÂgrammare produzione e stile in tempi rapidissimi, ci sono parabole imprenditoriali che stupiscono per la rapidità con cui si sono manifestate. àˆ il caso della Liu-Jo che quest`anno chiuderà il fatturaÂto di gruppo con valori vicino ai 60 milioni in crescita di oltre 20 milioni sul precedenÂte esercizio. Il tutto grazie ad una spasmodica attenzione alÂle tendenze di mercato, al riÂspetto della qualità (la delocaÂlizzazione interessa solo il 20% della produzione totale) e alla distribuzione attraverso 25 .negozi monomarca e in corner multimarca di qualità oltre a 750 multimarca sul territorio italiano ed estero.
A gonfie vele anche Blufin (titolare dei marchi BlumariÂne, Anna Molinari e Blugirl). «Abbiamo praticamente radÂdoppiato i nostri ricavi in tre anni - spiega l`amministraÂtore unico Gianpaolo TarabiÂni - e se il 2002 chiuderà in crescita di un altro 15% per il 2003 ci fermeremo ad un +5 per cento. Soprattutto grazie all`export che per noi oggi vale il 55% del fatturato».
Giorgio Costa (Il sole 24 ore)