13.12.2006
QUANDO LA SERIGRAFIA E' ANCHE AMORE
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QUANDO LA SERIGRAFIA E' ANCHE AMORE
"La felicità , ha detto Thomas Man nel suo Tonio Groeger, non sta nell'essere amati: ciò è soltanto una soddisfazione di vanità . La felicità è nell'amare". Questa nostra premessa, come si sarà intuito dal titolo, non vuole creare l'apertura di un ulteriore romanzo più o mano rosa, ma accontentare ai nostri lettori del come alcune persone sanno amare il loro "mestiere" tanto dal dedicargli ogni momento della propria giornata lavorativa, e oltre. Tutto, comunque e sempre, allo scopo di raggiungere, migliorandoli ogni giorno, obiettivi importanti come l'interesse alle esigenze del cliente e del prodotto finale e della capacità operativa della propria azienda. Ci viene quasi di affiancare a questi concetti, quelli relativi alla crescita di un figlio che dovrà crescere, secondo ogni genitore, sapendo subordinarsi alle esigenze della famiglia che lo cresce e a quelle del mondo esterno.
Anche la serigrafia, come un figlio, cresce meglio dove può ricevere amore. Lo abbiamo scoperto in occasione dei diversi incontri avuti, ormai si può parlare di molti anni, con Angelo Monterisi, titolare della Serigrafia Monterisi di Sesto S. Giovanni.. Siamo andati a trovarlo e, anche se non è stato facile (è una persona molto riservata) gli abbiamo chiesto, di parlarci di questo suo amore per la serigrafia: dei suoi primi giorni di serigrafo e di quando ha cominciato a percepire che questa professione gli avrebbe dato quel qualcosa che avrebbe poi creato dentro di lui quella passione che chiunque può scoprire incontrandolo in ogni momento della sua giornata.
Signor Monterisi, in apertura di questo nostro articolo che vuole, in un certo senso, uscire dai canoni classici di uno scritto sulla serigrafia per entrare, questa volta, nel serigrafo "persona", ci dice quando e come ha iniziato il suo percorso?
"E' subito detto, ci sono capitato casualmente. Pochissimi giovani di quell'epoca, parlo di dirca quarant'anni fa, non avevano, come me del resto, mai avuto occasione di sentire parlare di serigrafia, cosa che succede, purtroppo, anche oggi. E' vero, oggi come ieri, spesso capita nelle loro mani quel cappellino o quella certa maglietta, ma nessuno sa che quei bei disegni, quei bei colori sono stati ottenuti attraverso la stampa serigrafica. Peraltro, per quanto ne sappia, allora non esistevano scuole con quell'indirizzo professionale. Avevo diciassette anni e, come quasi tutti i ragazzi del momento, stavo facendo le più svariate esperienze lavorative nel tentativo di un percorso soddisfacente. Ad un certo punto il caso mi fa incrociare un amico che operava nel campo della serigrafia. Non aveva grosse esigenze. Si costruiva le cornici e le telava manualmente e, naturalmente, stampava anche a mano in un angolo della propria cantina, pur riuscendo, comunque, ad avere delle piccole ordinazioni. Mi sono affiancato a lui ed ho cominciato. Erano, ripeto, piccole cosette, ma erano i miei primi passi in quel settore che poi mi avrebbe dato grandi soddisfazioni."
"La felicità , ha detto Thomas Man nel suo Tonio Groeger, non sta nell'essere amati: ciò è soltanto una soddisfazione di vanità . La felicità è nell'amare". Questa nostra premessa, come si sarà intuito dal titolo, non vuole creare l'apertura di un ulteriore romanzo più o mano rosa, ma accontentare ai nostri lettori del come alcune persone sanno amare il loro "mestiere" tanto dal dedicargli ogni momento della propria giornata lavorativa, e oltre. Tutto, comunque e sempre, allo scopo di raggiungere, migliorandoli ogni giorno, obiettivi importanti come l'interesse alle esigenze del cliente e del prodotto finale e della capacità operativa della propria azienda. Ci viene quasi di affiancare a questi concetti, quelli relativi alla crescita di un figlio che dovrà crescere, secondo ogni genitore, sapendo subordinarsi alle esigenze della famiglia che lo cresce e a quelle del mondo esterno.
Anche la serigrafia, come un figlio, cresce meglio dove può ricevere amore. Lo abbiamo scoperto in occasione dei diversi incontri avuti, ormai si può parlare di molti anni, con Angelo Monterisi, titolare della Serigrafia Monterisi di Sesto S. Giovanni.. Siamo andati a trovarlo e, anche se non è stato facile (è una persona molto riservata) gli abbiamo chiesto, di parlarci di questo suo amore per la serigrafia: dei suoi primi giorni di serigrafo e di quando ha cominciato a percepire che questa professione gli avrebbe dato quel qualcosa che avrebbe poi creato dentro di lui quella passione che chiunque può scoprire incontrandolo in ogni momento della sua giornata.
Signor Monterisi, in apertura di questo nostro articolo che vuole, in un certo senso, uscire dai canoni classici di uno scritto sulla serigrafia per entrare, questa volta, nel serigrafo "persona", ci dice quando e come ha iniziato il suo percorso?
"E' subito detto, ci sono capitato casualmente. Pochissimi giovani di quell'epoca, parlo di dirca quarant'anni fa, non avevano, come me del resto, mai avuto occasione di sentire parlare di serigrafia, cosa che succede, purtroppo, anche oggi. E' vero, oggi come ieri, spesso capita nelle loro mani quel cappellino o quella certa maglietta, ma nessuno sa che quei bei disegni, quei bei colori sono stati ottenuti attraverso la stampa serigrafica. Peraltro, per quanto ne sappia, allora non esistevano scuole con quell'indirizzo professionale. Avevo diciassette anni e, come quasi tutti i ragazzi del momento, stavo facendo le più svariate esperienze lavorative nel tentativo di un percorso soddisfacente. Ad un certo punto il caso mi fa incrociare un amico che operava nel campo della serigrafia. Non aveva grosse esigenze. Si costruiva le cornici e le telava manualmente e, naturalmente, stampava anche a mano in un angolo della propria cantina, pur riuscendo, comunque, ad avere delle piccole ordinazioni. Mi sono affiancato a lui ed ho cominciato. Erano, ripeto, piccole cosette, ma erano i miei primi passi in quel settore che poi mi avrebbe dato grandi soddisfazioni."
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Un inizio affascinante. Ma quando ha cominciato a sentire la serigrafia come un qualcosa che andava oltre ad una semplice tecnologie di stampa, quel qualcosa, cioè, che poi ha saputo creare dentro di se quel sentimento d'amore che tutti notiamo vedendola lavorare?
"Un sentimento d'amore, riferendoci ai miei inizi è forse un'espressione eccessiva. Ma che fosse un qualcosa che certamente mi ha destato da subito un certo interesse è vero. Vedevo, almeno nel lavoro di quel mio amico, la possibilità , per esempio, di operare interventi che ne potevano migliorare, non solo i risultati, ma anche nei vari passaggi e processi di lavoro. Quel mio amico, per esempio, stampava, come ho detto, a mano. Per me era inconcepibile. Avevo, forse, intuito che la serigrafia andava oltre a quello che il mio amico riusciva o poteva fare anche in quello che questa tecnica di stampa poteva proporre al mercato.
Ho cominciato a fare degli esperimenti, esperimenti che avrebbero, cosଠcom'è successo, dovuto farmi capire, "sbattendo il naso", qualcosa di più sulla serigrafia. Uno dei primi problemi che avevo affrontato erano i telai. Avevo fatto caso che quel mio amico utilizzava telai già pronti per la stampa. Li faceva preparare da un fornitore esterno. Erano, quindi, telai, quindi, già emulsionati ed incisi, lavorazioni che, molto spesso, non davano, però, i risultati che ci si aspettava.
Per approfondirne la conoscenza, ricordo, mi facevo i telai da solo, applicavo il tessuto, ne studiavo le varie possibilità di tensione ed in particolare la possibilità d'applicazione ed indurimento delle emulsioni - tecnica per la quale, allora, si ricorreva alla cottura del telaio emulsionato - e delle caratteristiche dell'incisione. Ecco, se mi permettete di utilizzare un'espressione da romanzi rosa, è a da questo punto che nasce un amore, il mio amore per le serigrafia. Un amore che, questa volta, non stava nascendo ispirato da un bellissimo tramonto, ma da una serie di stimoli e soddisfazioni professionali, certamente meno romantici, ma altrettanto coinvolgenti".
Signor Monterisi, chi la conosce sa che, da quel momento, ogni suo lavoro emana passione o amore. Lei tratta il suo lavoro, le varie attrezzature, gli inchiostri e altro curandoli e caricandoli d'attenzioni con lo stesso amore che noi comuni mortali concediamo ad altre cose.
"E' vero. E' però il caso di dire che, come affermano certi miei amici - e non so stabilire se si tratta di un pregio o di un difetto - io non amo affrontare una qualsiasi cosa se non con l' attenzione che mi permetta di penetrarla e portarla avanti secondo quello che, secondo me, è il percorso giusto pur rimanendo sempre al passo della tecnologia della quale spesso, preferisco afferrarne solo alcuni passaggi e mi riferisco anche alla serigrafia. E' come migliorare i risultati possibili di un'automobile, certamente pensati per un utilizzo corretto, ma medio, cambiando, per esempio, il tipo di pneumatici mirandoli all'utilizzo che farò con la mia automobile, ecc..
Ecco quindi perchà© amo la "mia serigrafia" curandola e corteggiandola cosà¬, forse, ma non me lo ricordo più - continua sorridendo il cinquantasettenne Angelo Monterisi - come si trattasse di una bella donna al fine di ottenerne un sorriso o se, si preferisce, allo stesso modo in cui un pittore decide quale tecnica dovrà utilizzare, il supporto che dovrà utilizzare e come prepararlo, considera la misura e la forma dei propri pennelli, la qualità e le caratteristiche dei colori in modo che l'assieme di tutte queste cose gli permettano di ottenere il risultato che ha in mente di realizzare."
"Un sentimento d'amore, riferendoci ai miei inizi è forse un'espressione eccessiva. Ma che fosse un qualcosa che certamente mi ha destato da subito un certo interesse è vero. Vedevo, almeno nel lavoro di quel mio amico, la possibilità , per esempio, di operare interventi che ne potevano migliorare, non solo i risultati, ma anche nei vari passaggi e processi di lavoro. Quel mio amico, per esempio, stampava, come ho detto, a mano. Per me era inconcepibile. Avevo, forse, intuito che la serigrafia andava oltre a quello che il mio amico riusciva o poteva fare anche in quello che questa tecnica di stampa poteva proporre al mercato.
Ho cominciato a fare degli esperimenti, esperimenti che avrebbero, cosଠcom'è successo, dovuto farmi capire, "sbattendo il naso", qualcosa di più sulla serigrafia. Uno dei primi problemi che avevo affrontato erano i telai. Avevo fatto caso che quel mio amico utilizzava telai già pronti per la stampa. Li faceva preparare da un fornitore esterno. Erano, quindi, telai, quindi, già emulsionati ed incisi, lavorazioni che, molto spesso, non davano, però, i risultati che ci si aspettava.
Per approfondirne la conoscenza, ricordo, mi facevo i telai da solo, applicavo il tessuto, ne studiavo le varie possibilità di tensione ed in particolare la possibilità d'applicazione ed indurimento delle emulsioni - tecnica per la quale, allora, si ricorreva alla cottura del telaio emulsionato - e delle caratteristiche dell'incisione. Ecco, se mi permettete di utilizzare un'espressione da romanzi rosa, è a da questo punto che nasce un amore, il mio amore per le serigrafia. Un amore che, questa volta, non stava nascendo ispirato da un bellissimo tramonto, ma da una serie di stimoli e soddisfazioni professionali, certamente meno romantici, ma altrettanto coinvolgenti".
Signor Monterisi, chi la conosce sa che, da quel momento, ogni suo lavoro emana passione o amore. Lei tratta il suo lavoro, le varie attrezzature, gli inchiostri e altro curandoli e caricandoli d'attenzioni con lo stesso amore che noi comuni mortali concediamo ad altre cose.
"E' vero. E' però il caso di dire che, come affermano certi miei amici - e non so stabilire se si tratta di un pregio o di un difetto - io non amo affrontare una qualsiasi cosa se non con l' attenzione che mi permetta di penetrarla e portarla avanti secondo quello che, secondo me, è il percorso giusto pur rimanendo sempre al passo della tecnologia della quale spesso, preferisco afferrarne solo alcuni passaggi e mi riferisco anche alla serigrafia. E' come migliorare i risultati possibili di un'automobile, certamente pensati per un utilizzo corretto, ma medio, cambiando, per esempio, il tipo di pneumatici mirandoli all'utilizzo che farò con la mia automobile, ecc..
Ecco quindi perchà© amo la "mia serigrafia" curandola e corteggiandola cosà¬, forse, ma non me lo ricordo più - continua sorridendo il cinquantasettenne Angelo Monterisi - come si trattasse di una bella donna al fine di ottenerne un sorriso o se, si preferisce, allo stesso modo in cui un pittore decide quale tecnica dovrà utilizzare, il supporto che dovrà utilizzare e come prepararlo, considera la misura e la forma dei propri pennelli, la qualità e le caratteristiche dei colori in modo che l'assieme di tutte queste cose gli permettano di ottenere il risultato che ha in mente di realizzare."
D'accordo, quello che ci ha detto è molto bello, ma in pratica?
"Poco fa ho, seguendo istintivamente il filo del discorso abbiamo affiancato il mio modo di operare a quello di un pittore, non ci avevo mai pensato. Ma, certamente, non è un riferimento sbagliato. Possiamo dire che, come, con i dovuti rapporti, un pittore adatta la sua attrezzatura, mi trovo molto spesso, con interventi spesso personali, a adattare le mie macchine nelle loro possibilità d'utilizzo secondo i miei sistemi di lavoro. Sono interventi vuoi nell'impianto elettrico, vuoi nella posizione delle varie lavorazioni, per permetterne un logico processo strettamente subordinata alle mie esigenze anche di spazio, vuoi in alcuni interventi di sistemi d'asciugatura o, vuoi, nell'adattabilità degli inchiostri alle esigenze del lavoro finale. Sono certo che sarebbe meno faticoso e costoso lasciare le corse cosi come stanno, ma i risultati non mi darebbero le soddisfazioni che mi aspetto dal mio lavoro che non sono unicamente collegate alle soddisfazioni dei clienti i quali, spesso, non si accorgono nemmeno della qualità del lavoro realizzato."
Signor Monterisi, la carica che stiamo dando al nostro incontro ci ha spesso portati a fare riferimento al lavoro di un pittore. I pittori come tutti, o quasi tutti, gli artisti soffrono in ogni fase della realizzazione della loro opera. Di conseguenza è quasi automatico porle questa domanda, una domanda che certamente ci porterà sempre più lontani da un discorso tecnologico, ma poi, le promettiamo ci torneremo: possiamo dire che persone come lei al momento di porsi ad iniziare un certo lavoro, soffrono come i pittori o qualsiasi altro artista?
"Mi riferisco unicamente me, riprende Angelo Monterisi, non so se ad altri succeda la stessa cosa. Credo che quello che provo io davanti all'esigenza di impostare un certo lavoro, le sue esigenze, la capacità di anticipare i vari passaggi di quel certo lavoro, delle esigenze tecniche che comporterà e la sua conclusione, sia molto vicino a quello che prova un pittore che affronta la tela bianca costruendo nella sua mente i vari passaggi che gli permetteranno di trasferire sulla tela quello che ha in mente. Cosଠcome la maggior parte dei pittori costruisce pennellata per pennellata ogni lavoro, anche il serigrafo che ama la serigrafia costruisce momento per momento il proprio lavoro tornando, quando serve, sui propri passi, magari con una certa sofferenza. Non mi è mai piaciuto, magari per colpa di una certa mia propensione al rispetto del mio stesso lavoro, fare una cosa tanto per farla anche quando, specie da parte d'intermediari, mi si dice "non preoccuparti, va bene cosà¬". Credetemi è la verità . Anche se credo di non essere, fra i serigrafi, l'unico a non essere mai soddisfatti fino in fondo del proprio lavoro e ad essere tentati in ogni momento, soffrendo come un pittore, di ricominciare da capo e questo in ognuno dei giorni che hanno formato i miei quarant'anni di lavoro d'oggi.
Pensieri molto belli, ma il vostro lavoro, al contrario di quello di un artista, è subordinato anche al giudizio del cliente che lo ha commissionato. Come vanno le cose sotto questo punto di vista?
"Probabilmente, se vogliamo cogliere questa pur importante sfumatura fra le caratteristiche dei due tipi di lavoro, è che spesso il nostro lavoro è pesantemente subordinato alle esigenze, al giudizio e al gusto del cliente. Situazioni che hanno alle loro spalle importanti e giustificabili ragioni. Mi piacerebbe, però, che un certo tipo di cliente fosse capisse che molto spesso il suo "gusto" deve essere spesso subordinato, imprescindibilmente, alle esigenze di lavorazione ed alle esperienze del serigrafo. Certo, si cerca di accontentarlo è, infine il nostro lavoro, ma questa, probabilmente, è la differenza fra noi ad un artista il quale, in linea di massima e di base, deve limitarsi ad accontentare l'autore, quindi se stesso.
"Poco fa ho, seguendo istintivamente il filo del discorso abbiamo affiancato il mio modo di operare a quello di un pittore, non ci avevo mai pensato. Ma, certamente, non è un riferimento sbagliato. Possiamo dire che, come, con i dovuti rapporti, un pittore adatta la sua attrezzatura, mi trovo molto spesso, con interventi spesso personali, a adattare le mie macchine nelle loro possibilità d'utilizzo secondo i miei sistemi di lavoro. Sono interventi vuoi nell'impianto elettrico, vuoi nella posizione delle varie lavorazioni, per permetterne un logico processo strettamente subordinata alle mie esigenze anche di spazio, vuoi in alcuni interventi di sistemi d'asciugatura o, vuoi, nell'adattabilità degli inchiostri alle esigenze del lavoro finale. Sono certo che sarebbe meno faticoso e costoso lasciare le corse cosi come stanno, ma i risultati non mi darebbero le soddisfazioni che mi aspetto dal mio lavoro che non sono unicamente collegate alle soddisfazioni dei clienti i quali, spesso, non si accorgono nemmeno della qualità del lavoro realizzato."
Signor Monterisi, la carica che stiamo dando al nostro incontro ci ha spesso portati a fare riferimento al lavoro di un pittore. I pittori come tutti, o quasi tutti, gli artisti soffrono in ogni fase della realizzazione della loro opera. Di conseguenza è quasi automatico porle questa domanda, una domanda che certamente ci porterà sempre più lontani da un discorso tecnologico, ma poi, le promettiamo ci torneremo: possiamo dire che persone come lei al momento di porsi ad iniziare un certo lavoro, soffrono come i pittori o qualsiasi altro artista?
"Mi riferisco unicamente me, riprende Angelo Monterisi, non so se ad altri succeda la stessa cosa. Credo che quello che provo io davanti all'esigenza di impostare un certo lavoro, le sue esigenze, la capacità di anticipare i vari passaggi di quel certo lavoro, delle esigenze tecniche che comporterà e la sua conclusione, sia molto vicino a quello che prova un pittore che affronta la tela bianca costruendo nella sua mente i vari passaggi che gli permetteranno di trasferire sulla tela quello che ha in mente. Cosଠcome la maggior parte dei pittori costruisce pennellata per pennellata ogni lavoro, anche il serigrafo che ama la serigrafia costruisce momento per momento il proprio lavoro tornando, quando serve, sui propri passi, magari con una certa sofferenza. Non mi è mai piaciuto, magari per colpa di una certa mia propensione al rispetto del mio stesso lavoro, fare una cosa tanto per farla anche quando, specie da parte d'intermediari, mi si dice "non preoccuparti, va bene cosà¬". Credetemi è la verità . Anche se credo di non essere, fra i serigrafi, l'unico a non essere mai soddisfatti fino in fondo del proprio lavoro e ad essere tentati in ogni momento, soffrendo come un pittore, di ricominciare da capo e questo in ognuno dei giorni che hanno formato i miei quarant'anni di lavoro d'oggi.
Pensieri molto belli, ma il vostro lavoro, al contrario di quello di un artista, è subordinato anche al giudizio del cliente che lo ha commissionato. Come vanno le cose sotto questo punto di vista?
"Probabilmente, se vogliamo cogliere questa pur importante sfumatura fra le caratteristiche dei due tipi di lavoro, è che spesso il nostro lavoro è pesantemente subordinato alle esigenze, al giudizio e al gusto del cliente. Situazioni che hanno alle loro spalle importanti e giustificabili ragioni. Mi piacerebbe, però, che un certo tipo di cliente fosse capisse che molto spesso il suo "gusto" deve essere spesso subordinato, imprescindibilmente, alle esigenze di lavorazione ed alle esperienze del serigrafo. Certo, si cerca di accontentarlo è, infine il nostro lavoro, ma questa, probabilmente, è la differenza fra noi ad un artista il quale, in linea di massima e di base, deve limitarsi ad accontentare l'autore, quindi se stesso.
Torniamo "sulla terra". La serigrafia, a differenza di altre tecniche di stampa, crea quasi sempre, in chi la osserva, un piacevole sapore artigianale, di un lavoro curato cioè, quasi pezzo per pezzo. Noi sappiamo però che oggi, l'azienda serigrafica, come anche la sua, sta sempre più assumendo carattere industriale. Questo vuol dire che la creatività e la passione che si osserva in serigrafi come Angelo Monterisi sta, obbligatoriamente, sparendo per lasciare il posto al freddo calcolo?
"Credo che un discorso di creatività e passione non possa, non debba, essere subordinato alle dimensioni di un'azienda o alla sua impostazione, industriale o artigianale. Ormai gli stampatori serigrafi, qualsiasi siano le dimensioni della loro impresa, utilizzano quasi tutti macchine automatiche o semiautomatiche basati su processi computerizzati e si possono, quindi, le loro aziende, rientrano oramai, quasi tutte, in un concetto industriale. La serigrafia non è cambiata, però. I processi di stampa sempre gli stessi, sono sempre quei stessi processi che un serigrafo può o non amare. Dipende da quello che quel serigrafo ha dentro. Parlo, naturalmente, di serigrafie, di "vere serigrafie" - vuole sottolineare Monterisi - dove il lavoro di oggi è diverso con i problemi strettamente collegati, vuoi al nuovo soggetto, vuoi le caratteristiche dei supporti o altro, da quello di ieri o da quello di domani. So di dirigenti e proprietari di importanti e grandi serigrafie che intervengono personalmente con la loro passione su ogni lavoro e su ogni macchina o di piccole, medie, aziende, come la serigrafica Monterisi anche se, non posso nascondere, che in alcuni casi, sia che si parli di piccole o grandi serigrafie, esistono anche situazioni dove "amore" è rivolto ad altre cose."
All'interno della serigrafica Monterisi operano due dei suoi figli Daniela e Claudio. Possiamo pensare che lei abbia saputo inculcare nei suoi famigliari l'amore della serigrafia?
"Ne sono certo e non solo perchà© vedo come lavorano e come affrontano i problemi di lavoro, ma anche perchà© sono nati "respirando" serigrafia. Poteva che essere cosà¬, mia moglie stessa, continua Monterisi, dopo concluso il suo periodo di insegnante, mi da una mano anche in azienda e questo fa sଠche in casa nostra si parli, praticamente solo di serigrafia, di clienti o di come affrontare l'indomani quel certo tipo di lavoro. Vogliamo poi dar credito no, all'importanza del DNA o a chi crede ad una certa "voce" del sangue"? Conclude, sorridendo, Monterisi.
Signor Monterisi, concludendo il nostro incontro, ci dica la verità , non c'è proprio niente che la possa "disamorare"nei confronti della serigrafia?
"Nella serigrafia come tecnica di stampa, c'non è niente che potrà mai disamorarmi. C'è, invece, un qualcosa che le circola attorno e che, in effetti, può, non dico disamorarmi, ma certamente disarmarmi, anche se, dopo tanti anni, credo di essermi auto costruito una specie di corazza difensiva.. Mi riferisco, per esempio, a quei fornitori che non sono ancora riusciti a capire che vendere prodotti per serigrafia non è come vendere enciclopedie porta a porta. Un altro piccolo riferimento lo voglio, infine, dedicare, in senso generale e col massimo rispetto, a certi clienti. Personaggi certamente importanti e, certamente, indiscutibili "deus ex machina" del nostro lavoro, i quali non sarebbe, però, male che ogni tanto smettessero di credere che lo stampatore, magari possedendo capacità divinatorie, possa capire quello che loro hanno in mente e seguissero senza problemi delle indicazioni che il serigrafo sta loro suggerendo."
Nino Fichera
effenino@tiscali.it
"Credo che un discorso di creatività e passione non possa, non debba, essere subordinato alle dimensioni di un'azienda o alla sua impostazione, industriale o artigianale. Ormai gli stampatori serigrafi, qualsiasi siano le dimensioni della loro impresa, utilizzano quasi tutti macchine automatiche o semiautomatiche basati su processi computerizzati e si possono, quindi, le loro aziende, rientrano oramai, quasi tutte, in un concetto industriale. La serigrafia non è cambiata, però. I processi di stampa sempre gli stessi, sono sempre quei stessi processi che un serigrafo può o non amare. Dipende da quello che quel serigrafo ha dentro. Parlo, naturalmente, di serigrafie, di "vere serigrafie" - vuole sottolineare Monterisi - dove il lavoro di oggi è diverso con i problemi strettamente collegati, vuoi al nuovo soggetto, vuoi le caratteristiche dei supporti o altro, da quello di ieri o da quello di domani. So di dirigenti e proprietari di importanti e grandi serigrafie che intervengono personalmente con la loro passione su ogni lavoro e su ogni macchina o di piccole, medie, aziende, come la serigrafica Monterisi anche se, non posso nascondere, che in alcuni casi, sia che si parli di piccole o grandi serigrafie, esistono anche situazioni dove "amore" è rivolto ad altre cose."
All'interno della serigrafica Monterisi operano due dei suoi figli Daniela e Claudio. Possiamo pensare che lei abbia saputo inculcare nei suoi famigliari l'amore della serigrafia?
"Ne sono certo e non solo perchà© vedo come lavorano e come affrontano i problemi di lavoro, ma anche perchà© sono nati "respirando" serigrafia. Poteva che essere cosà¬, mia moglie stessa, continua Monterisi, dopo concluso il suo periodo di insegnante, mi da una mano anche in azienda e questo fa sଠche in casa nostra si parli, praticamente solo di serigrafia, di clienti o di come affrontare l'indomani quel certo tipo di lavoro. Vogliamo poi dar credito no, all'importanza del DNA o a chi crede ad una certa "voce" del sangue"? Conclude, sorridendo, Monterisi.
Signor Monterisi, concludendo il nostro incontro, ci dica la verità , non c'è proprio niente che la possa "disamorare"nei confronti della serigrafia?
"Nella serigrafia come tecnica di stampa, c'non è niente che potrà mai disamorarmi. C'è, invece, un qualcosa che le circola attorno e che, in effetti, può, non dico disamorarmi, ma certamente disarmarmi, anche se, dopo tanti anni, credo di essermi auto costruito una specie di corazza difensiva.. Mi riferisco, per esempio, a quei fornitori che non sono ancora riusciti a capire che vendere prodotti per serigrafia non è come vendere enciclopedie porta a porta. Un altro piccolo riferimento lo voglio, infine, dedicare, in senso generale e col massimo rispetto, a certi clienti. Personaggi certamente importanti e, certamente, indiscutibili "deus ex machina" del nostro lavoro, i quali non sarebbe, però, male che ogni tanto smettessero di credere che lo stampatore, magari possedendo capacità divinatorie, possa capire quello che loro hanno in mente e seguissero senza problemi delle indicazioni che il serigrafo sta loro suggerendo."
Nino Fichera
effenino@tiscali.it