20.11.2004
CHI FA DA SE'Â…..

CHI FA DA SE'.....
All'interno di una serie di articoli dedicati alla serigrafia, siamo andati a trovare una serigrafia che ci permetterà , grazie a certe capacità caratteristiche del proprio titolare, di capire come, all'occorrenza, si possono adattare "in proprio" le macchine da stampa per "mirare" meglio le esigenze del lavoro di un serigrafo. La Serigrafia Monterisi di Sesto S. Giovanni (Milano) di Angelo Monterisi.
Signor Monterisi, non inventiamo niente dicendo che oggi le macchine per la stampa serigrafica permettono lavorazioni di alto livello grazie alla loro avanzata tecnologia meccanica ed elettronica, oltre che computerizzata. Eppure sappiamo di suoi interventi personali di modifica anche ad attrezzature di recentissimo acquisto, ce ne parla?
Occorre far subito un distinguo.Come abbiamo visto, oggi le macchine da stampa serigrafica possono sfruttare tecnologie meccaniche ed elettroniche d'avanguardia, tecnologie che hanno portato queste macchine a livelli veramente molto competitivi anche nei confronti di altre tecnologie di stampa. Purtroppo, ecco il distinguo al quale accennavo, occorre, oltre al pensare della macchina, parlare anche del serigrafo che, se me lo permette, è un elemento determinante. Voglio riferirmi, per maggiore chiarezza, a due tipi di serigrafia, la prima, che definisco "serigrafia generica" è quell'azienda dove i lavori di oggi sono più o meno uguali a quelli di ieri e a quelli che faremo domani. In questo caso la macchina acquistata è stata scelta pensando a quello specifico lavoro e non necessita di interventi particolari.
La seconda è quando il serigrafo, o la serigrafia, fanno un po' di tutto. Per un po' di tutto, continua Monterisi, intendo una serigrafia pronta a stampare dai pannelli in materiale sintetico, al vetro, agli oggetti, alla stampa di magliette, dal glister al gratta e profuma, ecc.. Allora vediamo che la macchina della "serigrafia generica" potrebbe non essere più sufficiente e occorrerebbe affiancarle macchine in grado di fare ognuno degli specifici lavori e con un parco macchine, macchine perlopiù spesso ferme, utilizzabili singolarmente secondo il lavoro di quel giorno.
Per questo tipo di serigrafia, secondo me, il lavoro che ne uscirebbe non dovrebbe più, comunque, essere definibile come lavoro di serigrafia in modo generico, ma quello di un'azienda che utilizza "un'applicazione" della serigrafia.
All'interno di una serie di articoli dedicati alla serigrafia, siamo andati a trovare una serigrafia che ci permetterà , grazie a certe capacità caratteristiche del proprio titolare, di capire come, all'occorrenza, si possono adattare "in proprio" le macchine da stampa per "mirare" meglio le esigenze del lavoro di un serigrafo. La Serigrafia Monterisi di Sesto S. Giovanni (Milano) di Angelo Monterisi.
Signor Monterisi, non inventiamo niente dicendo che oggi le macchine per la stampa serigrafica permettono lavorazioni di alto livello grazie alla loro avanzata tecnologia meccanica ed elettronica, oltre che computerizzata. Eppure sappiamo di suoi interventi personali di modifica anche ad attrezzature di recentissimo acquisto, ce ne parla?
Occorre far subito un distinguo.Come abbiamo visto, oggi le macchine da stampa serigrafica possono sfruttare tecnologie meccaniche ed elettroniche d'avanguardia, tecnologie che hanno portato queste macchine a livelli veramente molto competitivi anche nei confronti di altre tecnologie di stampa. Purtroppo, ecco il distinguo al quale accennavo, occorre, oltre al pensare della macchina, parlare anche del serigrafo che, se me lo permette, è un elemento determinante. Voglio riferirmi, per maggiore chiarezza, a due tipi di serigrafia, la prima, che definisco "serigrafia generica" è quell'azienda dove i lavori di oggi sono più o meno uguali a quelli di ieri e a quelli che faremo domani. In questo caso la macchina acquistata è stata scelta pensando a quello specifico lavoro e non necessita di interventi particolari.
La seconda è quando il serigrafo, o la serigrafia, fanno un po' di tutto. Per un po' di tutto, continua Monterisi, intendo una serigrafia pronta a stampare dai pannelli in materiale sintetico, al vetro, agli oggetti, alla stampa di magliette, dal glister al gratta e profuma, ecc.. Allora vediamo che la macchina della "serigrafia generica" potrebbe non essere più sufficiente e occorrerebbe affiancarle macchine in grado di fare ognuno degli specifici lavori e con un parco macchine, macchine perlopiù spesso ferme, utilizzabili singolarmente secondo il lavoro di quel giorno.
Per questo tipo di serigrafia, secondo me, il lavoro che ne uscirebbe non dovrebbe più, comunque, essere definibile come lavoro di serigrafia in modo generico, ma quello di un'azienda che utilizza "un'applicazione" della serigrafia.

Abbiamo parlato di interventi di modifica strettamente collegabili al lavoro che l'azienda ha programmato di realizzare. So anche però di suoi interventi realizzati al solo scopo di intervenire sulle macchine per renderle solamente più duttili ed utilizzabili in senso generale.
"E' vero, possiamo parlare, per esempio, di quelle macchine concepite ed utilizzabili su un formato carta basato sul "pollice", mentre in linea di massima l'unità di misura sulla quale si basa un po' tutto il lavoro nel nostro Paese è basato su formati carta collegati al centimetro che hanno come punto base il foglio 70x100 e i suoi sottomultipli. Un problema, questo, che ho recentemente e facilmente risolto personalmente modificando con "due fori, quattro bulloni e due dime", si fa per dire, il formato carta utilizzabile di quella certa macchina che, per altre sue interessanti caratteristiche, volevo inserire in azienda.
Posso raccontarle, inoltre, di quell'intervento che ho effettuato su una macchina che, peraltro, amo definire "una Signora Macchina" per certe sue qualità e per la sua versatilità . Una macchina che ritengo, come si può intuire dall'appellativo che lo ho dedicato, molto importante per la nostra Serigrafia, ma che, ciò nonostante, ho dovuto modificare nella distanza fra il piano che ospita il supporto ed il complesso telaio, racla, raschietto, aggiungendo una barra porta accessori che mi permette di affrontare, senza grossi problemi, l'utilizzo di materiali con planearità irregolari e che mi consente di evitare le difficoltà che questi materiali producono nella fase di messa a registro.
Un attrezzo, questo che le ho descritto, che ci permette inoltre di affrontare, con il semplice inserimento di specifici accessori da noi approntati, anche tutta una serie di altri piccoli problemi comuni al nostro lavoro.
Forse è, comunque, meglio chiarire - precisa Monterisi - che gli interventi che effettuo alle macchine sono, in linea di massima, interventi che, comunque, metto "in preventivo" già prima dell'acquisto della macchina e che fanno sempre parte delle mie considerazioni dei pro e dei contro nei confronti di ogni nuovo acquisto.
Il suggerimento che posso, quindi, dare sulla mia esperienza personale è di valutare l'acquisto di una macchina pensando anche agli interventi personali che il serigrafo può, o dovrà , effettuare per renderla più duttile in senso generale e adeguabile alle esigenze del proprio lavoro."
"E' vero, possiamo parlare, per esempio, di quelle macchine concepite ed utilizzabili su un formato carta basato sul "pollice", mentre in linea di massima l'unità di misura sulla quale si basa un po' tutto il lavoro nel nostro Paese è basato su formati carta collegati al centimetro che hanno come punto base il foglio 70x100 e i suoi sottomultipli. Un problema, questo, che ho recentemente e facilmente risolto personalmente modificando con "due fori, quattro bulloni e due dime", si fa per dire, il formato carta utilizzabile di quella certa macchina che, per altre sue interessanti caratteristiche, volevo inserire in azienda.
Posso raccontarle, inoltre, di quell'intervento che ho effettuato su una macchina che, peraltro, amo definire "una Signora Macchina" per certe sue qualità e per la sua versatilità . Una macchina che ritengo, come si può intuire dall'appellativo che lo ho dedicato, molto importante per la nostra Serigrafia, ma che, ciò nonostante, ho dovuto modificare nella distanza fra il piano che ospita il supporto ed il complesso telaio, racla, raschietto, aggiungendo una barra porta accessori che mi permette di affrontare, senza grossi problemi, l'utilizzo di materiali con planearità irregolari e che mi consente di evitare le difficoltà che questi materiali producono nella fase di messa a registro.
Un attrezzo, questo che le ho descritto, che ci permette inoltre di affrontare, con il semplice inserimento di specifici accessori da noi approntati, anche tutta una serie di altri piccoli problemi comuni al nostro lavoro.
Forse è, comunque, meglio chiarire - precisa Monterisi - che gli interventi che effettuo alle macchine sono, in linea di massima, interventi che, comunque, metto "in preventivo" già prima dell'acquisto della macchina e che fanno sempre parte delle mie considerazioni dei pro e dei contro nei confronti di ogni nuovo acquisto.
Il suggerimento che posso, quindi, dare sulla mia esperienza personale è di valutare l'acquisto di una macchina pensando anche agli interventi personali che il serigrafo può, o dovrà , effettuare per renderla più duttile in senso generale e adeguabile alle esigenze del proprio lavoro."
Interventi sui motori, sui piani di scorrimento, creare delle nuove dime, eccÂ…
"Posso poi, per esempio, parlarle di quello che, per me, è stato un errore di progettazione nel motore di una macchina dal nome importante. Tutto OK per la macchina nel suo assieme, mentre il motore, a mio avviso, non era adeguato al lavoro che quella macchina avrebbe potuto fare grazie alla sua struttura e alla sua impostazione generale. Problemi collegati alla rotture frequenti del freno e della puleggia. Problemi che si ripetevano. Non c'era stata altra possibilità che intervenire personalmente "smontando" il motore, la puleggia ed il freno che ho sostituiti con un motore, una puleggia ed un freno più potenti ed in grado di sostenere, fra l'altro, i frequenti spunti giornalieri di accensione e spegnimento.
La macchina da quel momento ha iniziato ad operare seconda le mie esigenze. Come vede, preferisco sempre riferirmi alla soluzione di mie esigenze, spesso basate su tirature importanti o, magari, lavori complessi. Non voglio escludere che, in altre situazioni, tutto funzioni senza interventi particolari.
Posso, infine, raccontarle, continua Angelo Monterisi senza nascondere un motto di orgoglio, di quella volta che ho dovuto posizionare una macchina appena acquistata, a fianco di un muro perimetrale dell'azienda. Chiaro che, cosଠsistemata, la macchina non avrebbe permesso interventi se non sul suo lato destro. Ho risolto la cosa con una "logica" semplice: ho "tagliato" realmente la macchina in due facendo operare elettronicamente un pistone ad aria compressa che interviene alzando od abbassando quella parte del piano che, tagliata, mi permette oggi il passaggio da un lato all'altro della macchina. Come poi vedrà , continua Monterisi, si tratta di quella parte del piano antecedente il passaggio dei forni UV (peraltro modificati da Monterisi anche per quanto riguarda il tappeto di scorrimento del foglio)."
Qualche parola finale di Angelo Monterisi sulla sua "filosofia"Â…
"Francamente, inizia Monterisi, non c'è una fra le mie macchine sulla quale non sia intervenuto personalmente. C'è sempre un qualcosa che ritengo non sia esattamente confacente alle mie esigenze. A volte si tratta della modifica di posizione di un bullone o di un perno, altre volte si tratta delle cose più impegnative che le ho raccontato. La base, il nocciolo, del problema è, secondo me, individuabile nelle differenze di concetto fra il progettista della macchina ed il suo utilizzatore, lo stampatore, con le sue esperienze dirette giornaliere.
E' chiaro, e credo sia il caso di renderlo evidente, che comunque, prima di avvicinarsi a questo tipo di esperienze, sia importante una certa dimestichezza con la meccanica e l'elettronica, oltre, naturalmente, alla voglia di trovare il tempo per queste cose, spesso di notte."
(Serigrafia Monterisi: serimont@libero.it )
Articolo realizzato per Graph ed inserito sul numero di settembre 2004 della stessa rivista
"Posso poi, per esempio, parlarle di quello che, per me, è stato un errore di progettazione nel motore di una macchina dal nome importante. Tutto OK per la macchina nel suo assieme, mentre il motore, a mio avviso, non era adeguato al lavoro che quella macchina avrebbe potuto fare grazie alla sua struttura e alla sua impostazione generale. Problemi collegati alla rotture frequenti del freno e della puleggia. Problemi che si ripetevano. Non c'era stata altra possibilità che intervenire personalmente "smontando" il motore, la puleggia ed il freno che ho sostituiti con un motore, una puleggia ed un freno più potenti ed in grado di sostenere, fra l'altro, i frequenti spunti giornalieri di accensione e spegnimento.
La macchina da quel momento ha iniziato ad operare seconda le mie esigenze. Come vede, preferisco sempre riferirmi alla soluzione di mie esigenze, spesso basate su tirature importanti o, magari, lavori complessi. Non voglio escludere che, in altre situazioni, tutto funzioni senza interventi particolari.
Posso, infine, raccontarle, continua Angelo Monterisi senza nascondere un motto di orgoglio, di quella volta che ho dovuto posizionare una macchina appena acquistata, a fianco di un muro perimetrale dell'azienda. Chiaro che, cosଠsistemata, la macchina non avrebbe permesso interventi se non sul suo lato destro. Ho risolto la cosa con una "logica" semplice: ho "tagliato" realmente la macchina in due facendo operare elettronicamente un pistone ad aria compressa che interviene alzando od abbassando quella parte del piano che, tagliata, mi permette oggi il passaggio da un lato all'altro della macchina. Come poi vedrà , continua Monterisi, si tratta di quella parte del piano antecedente il passaggio dei forni UV (peraltro modificati da Monterisi anche per quanto riguarda il tappeto di scorrimento del foglio)."
Qualche parola finale di Angelo Monterisi sulla sua "filosofia"Â…
"Francamente, inizia Monterisi, non c'è una fra le mie macchine sulla quale non sia intervenuto personalmente. C'è sempre un qualcosa che ritengo non sia esattamente confacente alle mie esigenze. A volte si tratta della modifica di posizione di un bullone o di un perno, altre volte si tratta delle cose più impegnative che le ho raccontato. La base, il nocciolo, del problema è, secondo me, individuabile nelle differenze di concetto fra il progettista della macchina ed il suo utilizzatore, lo stampatore, con le sue esperienze dirette giornaliere.
E' chiaro, e credo sia il caso di renderlo evidente, che comunque, prima di avvicinarsi a questo tipo di esperienze, sia importante una certa dimestichezza con la meccanica e l'elettronica, oltre, naturalmente, alla voglia di trovare il tempo per queste cose, spesso di notte."
(Serigrafia Monterisi: serimont@libero.it )
Articolo realizzato per Graph ed inserito sul numero di settembre 2004 della stessa rivista