2.02.2013

Landscape House, la casa in pietra stampata da un "maxi-plotter" italiano

dini

D-Shape dell'ingegnere Enrico Dini spalma e compatta strati di sabbia da 5 mm che diventano edifici.

Le tecnologie per la stampa in 3D da qualche tempo hanno varcato le porte dell’edilizia. Un esempio è quello dell’architetto olandese Janjaap Ruijssenaars, che ha progettato Landscape House, una casa in pietra stampata con un “maxi-plotter” di fabbricazione italiana.
 
Ad aver infatti messo a punto D-Shape, l’enorme stampante “a pietra”, è il pisano Enrico Dini. Il suo “maxi-plotter” è in grado di spalmare uno sopra l’altro strati di sabbia di 5 millimetri di spessore per poi legarli con un collante a miscela di cloruri che li compatta indurendoli come la roccia. Il tutto grazie ad una struttura in acciaio con meccanismi di altissima precisione e a una “testa di stampa” di 300 ugelli che permette di stampare pezzi unici o blocchi assemblabili. 
 
Dini è un ingegnere toscano che opera nel suo capannone di Bientina, in provincia di Pontedera. Negli anni ha sviluppato questa innovativa tecnologia di “rapid building” che ha le sembianze di  un grosso plotter in grado di stampare qualsiasi disegno tridimensionale direttamente in loco. E questo avviene semplicemente partendo da un file Cad che viene convertito in modalità Stl, cioè per stampa stereolitografica. Per Landscape House il macchinario, che è largo sei metri, dividerà l’abitazione in blocchi di 6x9 metri. Il progetto di Ruijssenaars è stato messo a punti insieme al matematico e scultore olandese Rinus Roelofs: i due hanno disegnato una struttura continua della grandezza di quasi mille metri quadrati calpestabili che ha la forma di un anello di Moebius. La complessità architettonica della casa, che ha la stessa stabilità di un normale edificio abitabile, viene ovviata dalla precisione di stampa del “maxi-plotter” che trasforma in un mastodonte di pietra qualsiasi forma o figura. 
 
Landscape House è fra i progetti candidati al concorso Europan, che prevede come premio l’assegnazione di cinquanta siti di costruzione in quindici diverse nazioni europee. In questo modo se l’idea di Ruijssenaars e Dini riuscisse a concretizzarsi potrebbe essere il primo passo di un nuovo metodo rivoluzionario per realizzare edifici. La stampa con il “maxi-plotter” difatti elimina radicalmente i costi di manodopera e accorcia di molto i tempi di realizzazione, dato che l’abitazione viene stampa direttamente in loco. Ma non è tutto: rispetto alla normale produzione di cemento da costruzione, che prevede un notevole consumo di materie prime (calcare e argilla) ed energia (temperature oltre i mille gradi), la stampa “a pietra” è decisamente più green. La segretissima miscela di cloruri è infatti ecologica, così come la sabbia.
 
Tuttavia il “maxi-plotter” non è facilmente trasportabile, dunque è necessario che per ogni costruzione venga realizzato un “maxi-plotter” apposito sul sito di costruzione, per un costo di circa 1 milione di euro. Di conseguenza una simile tecnologia ha senso quando si ha l’esigenza di costruire un edificio accanto all’altro, così da assorbire i costi nella produzione “in serie” di diverse case. Il futuro dell’edilizia vedrà cassaforme, centine, stampi e calcestruzzo sostituiti da una stampane sovradimensionata e da inchiostro a base di roccia e cloruri? Difficile dirlo ora, certo è che l’invenzione tutta italiana di Dini potrebbe davvero riscrivere nei prossimi anni il significato del verbo costruire.

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