26.10.2009
I capolavori dell'arte sul muro di casa? Nascono a Termoli

Intervista a Maurizio Coppola, socio fondatore della Shockline, ditta termolese che produce carte per stampe digitali esportate in tutto il mondo. L'azienda di via dei Gelsi ha messo a punto un sistema di transfers murali per affreschi digitali esposti in questi giorni allo Smau di Milano. «Abbiamo iniziato da zero - confessa Coppola - ora siamo gli unici in Italia a produrre questo tipo di carta». L'imprenditore racconta delle difficoltà di emergere delle azienda molisane. «Il nostro è un mercato piccolo, ma non bisogna aver paura di esportare le proprie idee».
Termoli. E' nata praticamente dal nulla, quasi 15 anni fa. Ora, esporta i propri prodotti in tutto il mondo e rappresenta il Molise a Fiere ed Esposizioni internazionali. Come lo Smau 2009, esposizione di tecnologia e comunicazione che si svolge in questi giorni a Milano. La Shockline, azienda made in Termoli, è un esempio pratico di come anche da realtà piccole e molte volte dimenticate, come il Molise, possano venire fuori attività imprenditoriali di successo. Lavoro, idee e intuito. Questa la ricetta di un'impresa con appena 13 lavoratori, specializzata nella produzione di carte speciali dedicate alla stampa digitale. L'ultimo prodotto lascia davvero di stucco.
Termoli. E' nata praticamente dal nulla, quasi 15 anni fa. Ora, esporta i propri prodotti in tutto il mondo e rappresenta il Molise a Fiere ed Esposizioni internazionali. Come lo Smau 2009, esposizione di tecnologia e comunicazione che si svolge in questi giorni a Milano. La Shockline, azienda made in Termoli, è un esempio pratico di come anche da realtà piccole e molte volte dimenticate, come il Molise, possano venire fuori attività imprenditoriali di successo. Lavoro, idee e intuito. Questa la ricetta di un'impresa con appena 13 lavoratori, specializzata nella produzione di carte speciali dedicate alla stampa digitale. L'ultimo prodotto lascia davvero di stucco.
Grazie a una innovazione lanciata negli ultimi mesi, la Shockline è capace di riprodurre transfers murali in affreschi digitali. Insomma, un po' come prendere la Cappella Sistina e trasferirla da immagine digitale ad affresco sul muro di casa propria. Alla vigilia della partenza per lo Smau, Maurizio Coppola, uno dei due soci (l'altro è Giuseppe Biondi) dell'azienda di via dei Gelsi, spiega il mondo di Shockline ai lettori di Primonumero.it.
Oggi siete una realtà affermata e riconosciuta nel vostro campo. Ma da dove siete partiti?
«Da zero. Abbiamo cominciato con una macchinetta manuale. Abbiamo fatto tutta la gavetta che c'era da fare. Siamo partiti con la serigrafia tradizionale, con immagini su gadget e oggettistica».
Di che anno parliamo?
«Siamo nati nel 1995. Prima il mio socio Giuseppe Biondi aveva una sua impresa, la Seriprogram».
Com'è nata la Shockline?
«Eravamo in affari con un imprenditore di Milano che ci faceva da rivenditore. Ad un certo punto non ci bastava più e gli abbiamo proposto una società . La sua ditta aveva nel nome Shock e cosଠè nata la Shockline».
Quando c'è stata la svolta?
«Quando abbiamo creduto nell'innovazione di un francese che ha pensato bene di mettere un foglio speciale in una stampante laser e quindi di trasferire l'immagine su t-shirt. Abbiamo creduto alla sua idea intuendone i possibili sviluppi».
A quel punto qual è stata la vostra mossa?
«Abbiamo deciso di creare carte transfers per stampanti laser. Grazie a questo sistema è diventato possibile realizzare una maglietta con foto a colori rimanendo a un costo fisso anche su medie tirature».
Ci sono altri episodi che hanno influito sulla vostra crescita?
«Abbiamo partecipato a un tour con la Hp in tutta Italia che però non è andato a buon fine. Poi una ditta svizzera ci aveva contattato perchà© voleva sfruttare la nostra produzione. Sono venuti qui, hanno preparato il contratto in esclusiva mondiale. Poi hanno fatto in modo di trovare difetti su questo o quell'altro. Si sono tirati indietro cercando di riprodurre da soli quanto facevamo qui».
Che tipo di risultati potete vantare?
«Siamo gli unici produttori in Italia di questo tipo di carta per grafiche digitali. Certo, non siamo gli unici a venderla. Ma parliamo comunque di una nicchia di mercato».
Quanto è importante per voi partecipare allo Smau?
«E' un'opportunità . Ma la vetrina è il Visual Communication, una Fiera di arti grafiche digitali che si svolgerà a Milano dal 5 al 7 novembre. Siamo l'unica azienda molisana che esporrà i propri prodotti».
Quali sono le maggiori difficoltà che incontrate nel vostro campo?
«La cosa più dura è il mercato e il contesto in cui ci troviamo. E' difficile emergere avendo un mercato povero come quello locale. La richiesta bassa. Siamo costretti a fare dei passi per vendere i nostri prodotti fuori dal Molise, nonchà© fuori dall'Italia».
Che consigli si sente di dare a imprese medio-piccole della nostra regione?
«Posso dire che se hanno un prodotto che si può vendere fuori dal mercato cittadino o regionale, non devono aver paura di alzare la testa e presentare i propri prodotti fuori in fiere o altre manifestazioni. Bisogna almeno andare a conoscere questo mondo».
Cos'è che manca maggiormente nella nostra regione alle imprese?
«La consapevolezza. Non abbiamo il nostro mercato qui, dobbiamo andarcelo a cercare fuori. A volte però, ci sentiamo cosଠpiccoli da non fare questo passo. E poi adesso con internet e tutte queste fiere, le distanze sono annullate».
Quanto sono importanti lo Smau e altre fiere cui prendete parte?
«Tanto. Per noi non è stata tanto importante la prima, quanto la seconda e la terza volta. Non bisogna avere paura di affrontare una spesa cosà¬, perchà© è una vetrina da sfruttare al massimo. La cosa più importante è quello che viene dopo la fiera. Lo Smau è stata la nostra prima fiera in assoluto. E' il terzo anno che partecipiamo con la Regione».
Che qualità deve possedere un giovane che ambisce a lavorare per voi?
«Difficile pensare ad assunzioni ora, con questa crisi»
Ha influito sulla vostra azienda?
«Sà¬, la stiamo subendo. Si è sentita dapprima lo scorso ottobre. Poi, verso gennaio-febbraio, sembrava che tutte le azienda stessero chiudendo. Da marzo c'è stata una ripresa, ma sempre instabile. I clienti lavorano meno, fanno gli ordini all'ultimo momento. Se passa questo periodo e il nostro ultimo prodotto darà frutti, magari si potrebbe pensare a nuove assunzioni. Ora è presto».
a cura di Stefano Di Leonardo
Oggi siete una realtà affermata e riconosciuta nel vostro campo. Ma da dove siete partiti?
«Da zero. Abbiamo cominciato con una macchinetta manuale. Abbiamo fatto tutta la gavetta che c'era da fare. Siamo partiti con la serigrafia tradizionale, con immagini su gadget e oggettistica».
Di che anno parliamo?
«Siamo nati nel 1995. Prima il mio socio Giuseppe Biondi aveva una sua impresa, la Seriprogram».
Com'è nata la Shockline?
«Eravamo in affari con un imprenditore di Milano che ci faceva da rivenditore. Ad un certo punto non ci bastava più e gli abbiamo proposto una società . La sua ditta aveva nel nome Shock e cosଠè nata la Shockline».
Quando c'è stata la svolta?
«Quando abbiamo creduto nell'innovazione di un francese che ha pensato bene di mettere un foglio speciale in una stampante laser e quindi di trasferire l'immagine su t-shirt. Abbiamo creduto alla sua idea intuendone i possibili sviluppi».
A quel punto qual è stata la vostra mossa?
«Abbiamo deciso di creare carte transfers per stampanti laser. Grazie a questo sistema è diventato possibile realizzare una maglietta con foto a colori rimanendo a un costo fisso anche su medie tirature».
Ci sono altri episodi che hanno influito sulla vostra crescita?
«Abbiamo partecipato a un tour con la Hp in tutta Italia che però non è andato a buon fine. Poi una ditta svizzera ci aveva contattato perchà© voleva sfruttare la nostra produzione. Sono venuti qui, hanno preparato il contratto in esclusiva mondiale. Poi hanno fatto in modo di trovare difetti su questo o quell'altro. Si sono tirati indietro cercando di riprodurre da soli quanto facevamo qui».
Che tipo di risultati potete vantare?
«Siamo gli unici produttori in Italia di questo tipo di carta per grafiche digitali. Certo, non siamo gli unici a venderla. Ma parliamo comunque di una nicchia di mercato».
Quanto è importante per voi partecipare allo Smau?
«E' un'opportunità . Ma la vetrina è il Visual Communication, una Fiera di arti grafiche digitali che si svolgerà a Milano dal 5 al 7 novembre. Siamo l'unica azienda molisana che esporrà i propri prodotti».
Quali sono le maggiori difficoltà che incontrate nel vostro campo?
«La cosa più dura è il mercato e il contesto in cui ci troviamo. E' difficile emergere avendo un mercato povero come quello locale. La richiesta bassa. Siamo costretti a fare dei passi per vendere i nostri prodotti fuori dal Molise, nonchà© fuori dall'Italia».
Che consigli si sente di dare a imprese medio-piccole della nostra regione?
«Posso dire che se hanno un prodotto che si può vendere fuori dal mercato cittadino o regionale, non devono aver paura di alzare la testa e presentare i propri prodotti fuori in fiere o altre manifestazioni. Bisogna almeno andare a conoscere questo mondo».
Cos'è che manca maggiormente nella nostra regione alle imprese?
«La consapevolezza. Non abbiamo il nostro mercato qui, dobbiamo andarcelo a cercare fuori. A volte però, ci sentiamo cosଠpiccoli da non fare questo passo. E poi adesso con internet e tutte queste fiere, le distanze sono annullate».
Quanto sono importanti lo Smau e altre fiere cui prendete parte?
«Tanto. Per noi non è stata tanto importante la prima, quanto la seconda e la terza volta. Non bisogna avere paura di affrontare una spesa cosà¬, perchà© è una vetrina da sfruttare al massimo. La cosa più importante è quello che viene dopo la fiera. Lo Smau è stata la nostra prima fiera in assoluto. E' il terzo anno che partecipiamo con la Regione».
Che qualità deve possedere un giovane che ambisce a lavorare per voi?
«Difficile pensare ad assunzioni ora, con questa crisi»
Ha influito sulla vostra azienda?
«Sà¬, la stiamo subendo. Si è sentita dapprima lo scorso ottobre. Poi, verso gennaio-febbraio, sembrava che tutte le azienda stessero chiudendo. Da marzo c'è stata una ripresa, ma sempre instabile. I clienti lavorano meno, fanno gli ordini all'ultimo momento. Se passa questo periodo e il nostro ultimo prodotto darà frutti, magari si potrebbe pensare a nuove assunzioni. Ora è presto».
a cura di Stefano Di Leonardo